I numerosi episodi di cronaca degli ultimi giorni che hanno interessato il territorio di Gela suscitano preoccupazione e allarme nella collettività. Tuttavia affrontare la questione solo sotto l’aspetto dell’ordine pubblico, riteniamo sarebbe un grave errore di valutazione.
La risposta delle Istituzioni non può essere solo di tipo repressivo, ma deve puntare alla costruzione di processi di coesione sociale attraverso il coinvolgimento di tutte le forze sociali, economiche e culturali per ridare una prospettiva chiara e credibile ad un territorio degradato sotto l’aspetto sociale ed economico. C’è la necessità di riprendere un cammino che era stato avviato negli anni ’90 e che aveva prodotto un lavoro di rete interessante con la sperimentazione di interventi innovativi nel sociale che avevano prodotto risultati tangibili.
Non serve la militarizzazione del territorio come risposta all’escalation di episodi criminosi di questi giorni, ma un nuovo patto sociale condiviso che punti sul protagonismo dei cittadini, un piano di interventi di prevenzione rivolto alle giovani generazioni che veda coinvolte, accanto alle Istituzioni, in primo luogo le scuole, il Terzo Settore, le Parrocchie, i comitati di quartiere, i gruppi informali di cittadini, ma anche le forze sindacali ed imprenditoriali.
Un progetto a lunga scadenza che non guardi al consenso nell’immediato ma alla costruzione di politiche reali di cambiamento in grado di radicarsi nelle pratiche quotidiane.
Il continuo incremento del numero di minori e di giovani che negli ultimi anni sono finiti nelle maglie della giustizia deve portare, in primo luogo le forze politiche, a riflettere sulle scelte operate in passato nel campo delle politiche sociali. Verificare i risultati prodotti ed apportare i giusti correttivi, pur nelle condizioni di ristrettezza economica determinata dai tagli del governo nazionale.
E’ necessario avviare un confronto aperto nel territorio per individuare i reali bisogni e colpire le cause del disagio.
Dare voce a quanti, in questi anni, hanno continuato a lavorare in silenzio e spesso in solitudine per costruire processi culturali e percorsi di integrazione sociale in grado di contrastare forme di degrado e di disgregazione.